Notabene – Massimo Folador

La bellezza che non ti aspetti. Quel grande spettacolo che è il lavoro di ogni giorno.
È normale pensare alla bellezza in riferimento ai grandi artisti e a quelle opere che hanno attraversato i secoli, quasi a ribadirci come nelle opere d’arte o fatte “ad arte”, quelle nelle quali qualcuno ha messo tutta la sua perizia e passione, vive un’essenza diversa. Un’anima capace di parlare a chiunque e di farsi apprezzare da chiunque. Ma esiste anche una bellezza “quotidiana”, fatta di piccole e grandi cose, piccoli e grandi avvenimenti, che non ha forse la forza dirompente di un capolavoro, ma che appare nella sua differenza e si fa notare per la sua differenza. Una bellezza minuta ma evidente, che ciascuno di noi può cogliere in un prodotto particolarmente curato, ma anche in un servizio reso con generosità, in un articolo di giornale, in un film, ma anche nella gentilezza di un cameriere che ti sta preparando un caffè alle 8.00 di mattina in mezzo agli avventori che urlano. Quella bellezza che non ti aspetti, eppure risalta tra le pieghe della quotidianità, come se qualcuno in quel gesto, in quell’oggetto, abbia saputo raccogliere la sua energia e quella che possiedono le cose desiderate e nelle quali la competenza si tramuta in passione e impegno.
A questo pensavo qualche sera fa, mentre rimanevo affascinato da quello che Adriana Bagnoli, partner di Askesis assieme ad altri nostri collaboratori ma, soprattutto, a più di 100 dipendenti del Gruppo Christian Louboutin Italia, erano stati capace di fare a teatro, a Legnano. Un percorso formativo al termine del quale è stato realizzato uno spettacolo, i cui protagonisti sono stati gli operai, gli impiegati e i manager dell’azienda. Non uno spettacolo teatrale a caso ma una pièce tratta dal “Piccolo principe” di Antoine de Saint Exupery, un capolavoro capace di parlare a tutti e di dire cose che lasciano il segno.
Credo che tutti gli spettatori presenti, circa 600 persone, si aspettavano di assistere ad una rappresentazione piena di emozioni, divertente e appassionata, come spesso succede quando persone non abituate al palcoscenico mettono tutto il loro impegno e danno il meglio di sé, più di un professionista talvolta. Ma il risultato finale è andato ben oltre le aspettative e io per primo, nelle poche cose che ho avuto la possibilità di dire dal palco alla fine, ho voluto ringraziare per l’energia che aveva coinvolto tutti i presenti e per la sensazione che in ogni ballo, in ogni musica, ciascuno fosse riuscito ad andare persino “oltre” l’impegno, per riempire ogni singolo minuto dello spettacolo di quella bellezza che solo la passione e il piacere di dare vita ad un “pezzo unico” possono realizzare.
Ed è stato altrettanto bello ascoltare l’Amministratore del gruppo, Marco Tosi, anche lui coinvolto in prima persona nello spettacolo, quando ha tracciato un parallelismo tra il risultato che i suoi collaboratori avevano raggiunto nello spettacolo e quello che ogni giorno raggiungono realizzando il loro prodotto, quelle scarpe dalla suola rossa famose in tutto il mondo. Quasi a voler ribadire come la bellezza è ravvisabile in un capolavoro artistico, in una tela di Leonardo, in un brano di Bach, ma che può rallegrare e illuminare ogni momento della vita, ogni prodotto che realizziamo, qualunque cosa facciamo. E che l’impegno che in quella serata ciascuno aveva messo per regalare ai presenti un momento così pieno di energia e gioia, era lo stesso che l’indomani ognuno avrebbe messo per dare vita ad un paio di scarpe, o ad una telefonata ad un cliente o ad una relazione per un incontro.
Questo ho provato a ribadire a tutti i presenti, poco prima che si chiudesse il sipario, quando mi è parso giusto ringraziare tutti i “novelli” artisti, i responsabili dell’azienda e i collaboratori di Askesis per avermi permesso di ritoccare con mano un’esperienza che, fortunatamente, ha attraversato spesso la mia vita professionale negli ultimi anni: la certezza che proprio questa bellezza sobria, quella che possiamo realizzare ogni giorno, può permettere ad ogni persona di scommettere su un’attività fatta ad “arte” e, così facendo, rendere bello ogni momento e ogni “frutto” delle nostre giornate: siano essi delle relazioni, un progetto di lavoro, un paio di scarpe dalla suola rossa…
E proprio alla fine ho aggiunto un’ultima riflessione che riguarda le nostre imprese, usando volutamente questo termine per ribadire il fatto che “fare un’impresa” significa fare qualcosa di bello; “un’impresa” per l’appunto, qualcosa che va oltre l’ordinario e che impegna risorse e partecipazione proprio perché nasce dalla passione e dal desiderio di raggiungere dei risultati importanti.
Ma la bellezza di cui noi, “imprese”, abbiamo bisogno per creare prodotti e servizi eccellenti, per creare valore, ha bisogno di tutto ciò che dà vita e supporta questa bellezza. Non esiste un artista bravo che non coltivi ogni giorno la sua arte, che non incontri persone che lo incentivano a fare bene o dei mecenati che investono nelle sue capacità. Non esiste bellezza che nasca nella bruttezza dei luoghi e delle relazioni, dall’incompetenza, dalla sbadataggine o dall’incuria. La bellezza, quella che vorremmo incontrare ogni giorno dentro all’ascolto di una persona che lavora con noi, nella relazione con un cliente o un fornitore, nell’uso di un prodotto fatto bene, ha sempre un’origine “bella e buona”, è sempre frutto di aretè, direbbero i Greci, di una scelta consapevole orientata al bene comune, all’etica.