Intervista a Mauro Franzoni
Presidente e Amministratore di Levico Acque e Keminova, entrambe Società Benefit
Mauro Franzoni è Presidente e Amministratore di Levico Acque SB srl, azienda produttrice di acqua minerale in vetro, e di Keminova Italiana SB srl, azienda di formulazione e produzione di prodotti cosmetici.
Entrambe le imprese sono diventate Benefit, con l’ausilio di Askesis, che le ha seguite anche nella realizzazione del Piano di Gestione del Beneficio Comune.
Le attività imprenditoriali cui ha dato vita sono contraddistinte da una forte attenzione alla sostenibilità, intesa non solo come prassi ma come visione e strategia d’impresa. Come nasce questa convinzione?
Anziché di sostenibilità, che è un termine di cui si è fatto un uso improprio, io preferisco parlare di economia rigenerativa e di responsabilità. Sono concetti, a mio modo di vedere, meno inflazionati ma soprattutto più complessi, che portano una visione più ampia nelle cose. Il percorso verso l’economia generativa nasce quando abbiamo deciso iniziare l’attività di Levico: un’azienda che vende acque minerali, acqua in vetro e con vuoto a rendere. Quello dell’acqua minerale è un business privato di un bene pubblico, l’acqua da sorgente, ed è stato quindi naturale avere fin da subito una grande attenzione verso l’ambiente e il territorio in cui ci siamo insediati. Un’attenzione maturata già nel 2014, quando abbiamo ristrutturato l’immobile ottocentesco, che è oggi la nostra sede, in modo conservativo verso le parti storiche della struttura, risalenti alla prima metà dell’800 con interventi di riqualificazione ed alta efficienza energetica. Da questa consapevolezza è nato il nostro slogan “un’acqua leggera e un’azienda leggera per il pianeta”.
Da quelle riflessioni è nato il nostro primo manifesto, nel quale abbiamo fissato l’idea che fare impresa significa creare non solo valore economico ma anche valore sociale e ambientale. Le scelte successive sono state conseguenti: siamo divenuti Società Benefit nel 2020 e oggi Levico è la prima acqua minerale al mondo climate positive: quindi non solo abbiamo progressivamente ridotto e poi azzerato le nostre emissioni, ma rimoviamo dall’atmosfera più CO2 di quanto ne produciamo.
Questa attenzione è diventata il nostro modo di fare impresa. Anche Keminova è diventata Benefit nel 2022 e si è posta come obiettivo la certificazione B-Corp, in modo da orientare in modo ancora più definito il proprio orientamento alla crescita e alla valorizzazione delle persone. Crediamo che anche questo sia il nostro compito, compito che ci appassiona e l’esperienza ci conferma quanto faccia bene anche al conto economico delle nostre imprese.
“Oltre” la sostenibilità si arriva alla responsabilità e al bene comune. Che significato ha dato in concreto a questa visione?
Partiamo da Levico, il cui prodotto, l’acqua minerale, è caratterizzato dalla leggerezza. Allo stesso modo noi pensiamo alla “leggerezza dell’impresa”.
Ripensiamo alle “Lezioni americane” di Italo Calvino, quando scrive proprio di leggerezza: “Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”.
In questo modo noi vorremmo affrontare la vita e il lavoro, senza pensare di essere ogni giorno in “battaglia”, ma costruendo relazioni, perché nella relazione, se autentica, c’è qualcosa in più. Questa leggerezza è diventata uno stile aziendale.
Keminova, che è un’azienda che produce conto terzi, si è caratterizzata per creare relazioni con i suoi i portatori d’interesse, a iniziare dai collaboratori. Per questo motivo abbiamo lavorato sul welfare aziendale, abbiamo aumentato le giornate di formazione dedicate al personale e abbiamo istituito le “giornate benefit”: 4-5 giorni all’anno tutta l’azienda si ferma e si parla di identità, di rispetto, di relazioni vere, si organizzano incontri culturali ecc.
Lasciamo in questo modo un seme che cresce, e che dà dei ritorni: ecco quindi l’economia rigenerativa, che è in grado di cambiare le cose.
Quindi come è possibile secondo lei costruire una comunità del bene comune, stimolando partner e fornitori a concentrare la propria attenzione sul benessere sociale?
Dire che ricercare il bene comune è facile, ma farlo davvero richiede impegno da parte di tutti. Se nelle aziende abbiamo attivato un piano welfare, bisogna essere convinti che lo facciamo per noi e anche per chi è attorno a noi. Perché la nostra più grande soddisfazione deve essere avere i collaboratori felici. Migliorare la società è migliorare anche il “PIL” dei valori.
Per fare in modo che si crei un circolo virtuoso, bisogna però condividere e dare l’esempio. Rinunciare a qualcosa e mettere a disposizione degli altri un pezzo del proprio tempo e delle proprie risorse. In ultima istanza, è un discorso di responsabilità e di coerenza con i propri valori, che devono essere ripresi e condivisi all’interno dell’organizzazione.
Da questo punto di vista, gli imprenditori possono essere i veri maestri del cambiamento. Sono artefici del proprio futuro e come nessun altro possono incidere fortemente sui valori all’interno del proprio ambito di azione. Gli imprenditori non devono quindi cercare scuse: ma fare le cose giuste. Libertà e responsabilità vanno insieme.
Come è possibile far diventare il modello Benefit, e l’economia rigenerativa, una peculiarità, un tratto distintivo dell’imprenditoria italiana?
È una questione principalmente culturale più che legata a finanziamenti o agevolazioni. Certamente gli imprenditori per così dire “senior” sono più restii a questo genere di cambiamento e sono spesso esclusivamente legati alle logiche del puro beneficio economico. Occorre allora puntare sui giovani e sulle donne, che sono portati naturalmente al cambiamento e più sensibili ad alcuni temi, come quello ambientale.
Per ottenere questa trasformazione bisogna crederci, metterci la faccia, attivare la comunicazione, incontrare i giovani.
È sempre la persona al centro di tutto. Ho partecipato negli ultimi mesi a incontri sull’intelligenza artificiale: anche in questo ambito la persona è indispensabile, così come una cultura umanistica. Ci dobbiamo rifare alla nostra cultura europea millenaria, più che a quella occidentale di marca anglosassone.
Abbiamo evocato Calvino e le proposte per il nuovo millennio delle Lezioni Americane. Che parole chiave le vengono in mente per il futuro dell’economia rigenerativa?
La consapevolezza, delle cose che si possono e si devono fare.
La convinzione, che va utilizzata per attivare il cambiamento.
L’azione, per coinvolgere gli altri.
La coerenza, che ci conduce a dare l’esempio.
La creazione di valore, più di quello che consumiamo.
Il valore del tempo, che va occupato in un altro modo.