“L’inafferrabile senso della vita”
“L’inafferrabile senso della vita” di Massimo Folador – La recensione.
Ci sono periodi storici, momenti della vita degli uomini e della società, che sembrano essere segnati dalla coincidenza straordinaria di eventi esterni ed eventi interni ai percorsi personali degli individui.
“L’inafferrabile senso della vita”, l’ultimo romanzo di Massimo Folador, racconta, attraverso il diario di un parroco di provincia, l’accadere simultaneo della lenta e inesorabile stretta del fascismo sulla società italiana e dei turbamenti spirituali di un giovane pastore di anime. La storia del romanzo è ispirata a un “diario” molto particolare, scritto da un sacerdote realmente vissuto nella prima metà del 1900 nel Varesotto. La particolarità è data dal fatto che don Erasmo scrive alcune note di suo pugno all’interno dei cosiddetti “Annali”, i libri nei quali le parrocchie pubblicavano i resoconti ufficiali, rendendoli così un documento storico unico.
Scrive di sé, della sua vita, della sua fede, ma sempre in relazione ad alcuni fatti delicati nei quali viene coinvolto nel paese di cui è parroco e che determineranno un susseguirsi di vicende che segneranno la sua vita e le sue scelte.
Emerge così la figura di un uomo “puro”, che poco si adatta alle dinamiche del paese a ridosso del capoluogo e, soprattutto, all’ingerenza del Partito Fascista, i cui esponenti da subito fanno di tutto per evitare che il nuovo prete susciti scandalo. Emerge, allo stesso tempo, la figura di un sacerdote ricco di una fede genuina e profonda, dalla quale prova a farsi guidare e alla quale riesce a rimanere ancorato.
Il diario inizia con l’arrivo a Induno nel maggio del 1927 e prosegue, mese dopo mese, fino ad un epilogo inaspettato. Poco più di due anni nei quali si avvicendano fatti, personaggi e riflessioni che permettono di cogliere uno spaccato della vita di quel periodo ma, soprattutto, la profondità di un uomo in relazione ad una serie di eventi che danno forma e ritmo al romanzo.
La lettura si articola così su due livelli: quello esteriore, storico, determinato dagli eventi, e il livello interiore, un lungo colloquio che il sacerdote fa con sè stesso, via via gli accadimenti renderanno dura la sua permanenza a Induno.
L’aspetto sorprendente è che il parroco sembra lasciar correre le cose, non le forza, ma aspetta che affiorino così come sono, nel corso del tempo: “Se esiste una risorsa democratica, forse l’unica che ci vede uguali davanti a Dio, questa è proprio il tempo”.
Il romanzo è la storia di una vocazione, personale e universale al tempo stesso. Vocazione di fede, ma anche vocazione ad ascoltare la propria coscienza, quindi a cercare la piena realizzazione di sé attraverso la relazione dinamica con il mondo: di ascolto e, spesso, di contrasto.
“L’inafferrabile senso della vita” di Massimo Folador – Il pozzo di Giacobbe, pp. 220, euro 18,00