Intervista a Marta Zighetti

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Psicologa, psicoterapeuta e formatrice

Marta Zighetti è psicologa, psicoterapeuta familiare, terapeuta supervisor EMDR, trainer neurofeedback advanced e formatrice. È fondatrice del Centro di Psicoterapia e Formazione “EssereEsseriUmani”. Come formatrice promuove la conoscenza dell’Essere Umano nella sua complessità e nel suo funzionamento, per contribuire allo sviluppo di un contesto sociale più adeguato.


La sua attività si sviluppa nella cura della persona e nella formazione per organizzazioni pubbliche e private, lungo un percorso guidato dalle neuroscienze, che favorisce le attività di integrazione mente e corpo. Ci vuole raccontare qualcosa di più su questo filone d’intervento?

La mia attività è prevalentemente clinica, nel senso che svolgo sedute di psicoterapia, mi occupo di individui ma anche di famiglie e di tutte le manifestazioni del trauma nella esperienza umana. Il lavoro sul trauma ha rivoluzionato alcune nostre conoscenze e i progressi delle neuroscienze ci hanno insegnato che siamo tutti uguali, che il funzionamento del sistema nervoso umano è universale, anche se influenzato dal contesto socio-culturale e ambientale. 

La teoria dell’attaccamento di John Bowlby e gli studi di René Spitz ci hanno fatto capire che l’essere umano ha bisogno di legami sufficientemente buoni e di supporto sociale. La distorsione e/o la carenza di legami primari è talmente importante che costituisce un imprinting che ci portiamo dietro tutta la vita. La qualità di questo imprinting condizionerà la persona, una volta diventata adulta, anche nell’ambito lavorativo: il legame, l’appartenenza sono aspetti fondamentali per lo sviluppo di ogni essere umano e per la sua salute psicofisica.


Si può quindi dire che la vostra attività è un modello, che elabora anche strategie che studiate e che applicate direttamente.

Come studio, stiamo passando da un’attività familiare a quella di una piccola impresa. “EssereEsseriUmani” nasce a seguito dell’esperienza della prima società di professionisti psicoterapeuti iscritti all’Ordine della Lombardia; società che avevo voluto fortemente fosse Società Benefit.

L’adulto deve essere una base sicura per il bambino, in modo che questi nel futuro possa poi esserlo a sua volta per altre persone.

Il mio Centro è quindi impostato per essere una base sicura per chi è curato, ma anche per chi cura. È mio desiderio che le persone che lavorano con me siano valorizzate e aiutate a sviluppare il proprio potenziale. La cura all’interno dei rapporti, anche lavorativi, è il driver che utilizzo per gestire le persone e la mia piccola impresa.

Nel mio studio lavorano 10 terapeuti clinici e altri collaboratori che fanno terapie complementari o che comunque si intersecano, come il coaching, nel percorso di cura. Il nostro approccio è integrato e complesso, mai riduttivo; come diceva Morin, se ti occupi solo del tuo pezzo senza tenere presente l’insieme, non ti prendi la responsabilità del processo.

Il gruppo “EssereEsseriUmani” è costituito da un ente profit e da un’associazione non profit, in un rapporto costante. Tutti i terapeuti che lavorano con me partecipano al progetto di “terapia sospesa”, che raccoglie fondi per pagare la terapia a persone che non sono nelle condizioni di farlo. Gli stessi progetti di terapia complementare alimentano i fondi per erogare la “terapia sospesa”, insieme alla giornata annuale di raccolta fondi che si svolge nell’ultimo sabato di novembre a Villa Bossi a Varese. L’obiettivo è quello di creare un circolo virtuoso e inclusivo sia per i pazienti che per i terapeuti e tutto il personale.


Come si affrontano questi temi in un’organizzazione?

Innanzitutto occorre dire che anche nelle organizzazioni è importante parlare di cosa fa bene e cosa fa male alle persone. È un argomento che riunisce tutti.

Il primo vantaggio competitivo degli esseri umani è la cooperazione: l’evoluzione umana è caratterizzata da un’attitudine ad allearsi e da un senso di appartenenza, il noi viene prima dell’io. O meglio l’identità personale ha una base completamente relazionale. 

Così anche nel nostro studio: i terapeuti fanno da noi attività che non sarebbe possibile fare da soli. Per esempio, l’intervento su famiglie molto allargate richiede un più ampio numero di clinici, che fanno rete tra di loro; oppure facciamo lavori complessi su disturbi complessi, che richiedono uno scambio e un supporto tra terapeuti. Facciamo anche corsi di formazione per sviluppare e condividere un linguaggio comune. Adesso iniziamo anche ad avere rapporti e relazioni con colleghi esterni, che entrano nella rete della nostra équipe quando necessario. Questo modello di rete si attiva anche con altre associazioni o con il servizio pubblico.

Con Askesis abbiamo fatto interventi all’interno di organizzazioni private, incontri con imprenditori. Il focus della formazione è principalmente orientato su cosa ci fa male, cosa ci fa bene, cosa ci fa molto bene (e quindi il tema della compassione). L’altruismo è una propensione naturale dell’essere umano, sviluppata fin da piccoli, come racconta anche lo psicologo Michael Tomasello in Altruisti nati e Unicamente umani.

Lavoriamo molto anche con organizzazioni sanitarie, per esempio su come usare il linguaggio e il meta linguaggio per i medici per RSA. Lavoriamo anche con scuole e insegnanti e cooperative sociali sul tema del Covid, dello stress e della sindrome di adattamento, sul benessere.


Capacità relazionale e capacità di collaborazione è oggi un capitale intangibile delle organizzazioni. Cosa significa affermare che “non c’è buona razionalità se non c’è buona emotività”?

Questa frase fa riferimento alla fase dell’attaccamento. Una persona che non ha avuto esperienze infantili sufficientemente buone, se non le elabora, si trova di fronte a rischi eccessivi, anche di non riuscire a sviluppare capacità creative, performative, esplorative, perché la propria energia mentale è interamente assorbita dalla gestione dei traumi emotivi.

Siamo abituati a pensare che l’energia fisica possa essere limitata, mentre non consideriamo che possa esserlo anche quella psichica. Questo è un aspetto che un’organizzazione deve tenere ben presente: stress e burnout possono nascere da qui. E non crediamo che il capo solo al comando, iper-razionale e decisionista, sia il leader che oggi ci serve, perché non è più così. E non c’è una buona razionalità se c’è una carenza emotiva. Se ci occupiamo delle relazioni, della struttura organizzativa, ascoltando le esigenze delle persone, otteniamo sicuramente di più.

Con Askesis abbiamo partecipato ad interventi all’interno di organizzazioni private e ad incontri con imprenditori, cercando di valorizzare il tema cooperativo e relazionale fino a parlare di compassione o presenza amorevole per l’altro, anche all’interno di un contesto aziendale. In particolare la motivazione prosociale ad alleviare il malessere o la sofferenza altrui è un comportamento biologico innato che nutre soprattutto chi compie il gesto di aiuto ancor prima di chi lo riceve, promuovendo motivazione e dimostrando che il comportamento etico ha una base anche naturale ed etologica oltre che spirituale e concettuale.

Tutte le organizzazioni dove abbiamo portato questo messaggio ne hanno beneficiato, poiché permette di riscoprire il lato più profondo dell’umanità. E questo crea sempre buoni risultati contrastando l’impotenza.

È importante che la nostra cultura conosca e riconosca la nostra natura.

Per cambiarci dobbiamo prima conoscerci. Questa è la missione che portiamo avanti come studio e come associazione