CSRD, come l’obbligo di rendicontazione può diventare un’opportunità?

La CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) è una direttiva europea che regola il reporting di sostenibilità delle aziende, sostituendo la precedente NFRD (Non-Financial Reporting Directive). Il suo obiettivo principale è ampliare il numero di imprese obbligate a rendicontare le proprie informazioni di sostenibilità e introdurre requisiti più rigorosi per le informazioni che devono essere rendicontate per aumentare la trasparenza, la comparabilità dei dati e il coinvolgimento della filiera. Tale direttiva è stata recepita in Italia con il decreto legislativo 125 del 2024 e impatterà di conseguenza anche sulle imprese italiane.
I nuovi standard europei, chiamati European Sustainability Reporting Standards (ESRS), sono stati sviluppati dall’EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group), organo consultivo della Commissione Europea a cui è stato affidato il compito di sviluppare gli standard europei di rendicontazione.
Rispetto alla precedente direttiva, il numero di imprese che sono già o saranno soggette alla rendicontazione di sostenibilità aumenta notevolmente, attraverso un’applicazione progressiva nel tempo:
- Dal 1° gennaio 2024 ha coinvolto le imprese quotate con almeno 500 dipendenti e uno tra i seguenti due requisiti: attivo patrimoniale superiore a 20 milioni di euro o ricavi netti oltre i 40 milioni di euro (si tratta degli stessi criteri per le aziende già soggette alla NFRD).
- Dal 1° gennaio 2025 l’obbligo si estende alle grandi imprese non quotate che soddisfano almeno due dei seguenti tre criteri: attivo patrimoniale superiore a 20 milioni di euro, ricavi netti oltre 50 milioni di euro o più di 250 dipendenti.
- Dal 1° gennaio 2026 saranno incluse anche le PMI quotate e dal 1° gennaio 2028 l’obbligo coinvolgerà le filiali e succursali di gruppi extra-UE, che in UE hanno generato ricavi netti superiori a 150 milioni di euro per due anni consecutivi e soddisfano ulteriori criteri dimensionali.
Quali sono le principali novità della CSRD?
Le principali novità riguarderanno:
- L’analisi di doppia materialità, che valuta sia l’impatto dell’azienda sull’ambiente e la società (inside-out) sia i rischi/opportunità finanziarie derivanti da questioni di sostenibilità (outside-in).
- La collocazione della Relazione di Sostenibilità all’interno della Relazione sulla Gestione.
- La presenza di un obbligo di assurance a livello europeo per verificare la veridicità delle informazioni.
- L’importanza crescente alla catena del valore, che dovrà essere sempre più presente all’interno della rendicontazione di sostenibilità.
E per le aziende che non rientrano nel campo di applicazione obbligatorio della CSRD, come le PMI non quotate?
L’EFRAG ha pubblicato gli Standard di Sostenibilità Volontari per le PMI non quotate, i cosiddetti VSME Standards (Voluntary Sustainability Reporting Standard for non-listed SMEs). Si tratta di standard volontari che hanno l’obiettivo di semplificare il processo di rendicontazione e comunicazione della sostenibilità, rendendo più accessibile alle PMI e, indubbiamente, anche meno impattante e oneroso. Allo stesso modo, consentono alle piccole aziende, non obbligate, di accrescere la trasparenza e la credibilità delle informative di sostenibilità.
Perché un obbligo di rendicontazione può diventare un’opportunità?
Non volendoci addentrare in questo momento sul contesto in evoluzione della rendicontazione di sostenibilità, che vedrà probabilmente gli obblighi per le aziende, di cui abbiamo parlato poco sopra, slittare per l’esigenza di semplificazione richiesta dal mondo delle imprese, ciò che ci sembra fondamentale sottolineare come Askesis – e che portiamo avanti nel nostro lavoro quotidiano con le imprese – è quello di cogliere da questa “regola” la grande opportunità di lavorare sulla strategia di sostenibilità delle aziende, puntando così a generare conoscenza, competenze e valore interno ed esterno all’azienda.
Non “appiattendo” l’intero processo ad un mero obbligo ma lavorando sulle connessioni, le relazioni e i nessi tra rendicontazione e strategia, nella convinzione che debbano essere tenuti “vivi” per co-generare davvero un valore che produca “bene comune”.
Benedetta Iofrida
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