Fatebenefratelli, quando il “bene” diventa motore economico (Avvenire – 1 marzo 2019)
Quando abbiamo deciso che avremmo dedicato questa rubrica ad imprese che orientano il loro lavoro al raggiungimento di un giusto valore economico ma anche al rispetto del valore ambientale e sociale, ho subito pensato a quali aziende potessero testimoniare nei fatti questa vocazione che oggi spesso identifichiamo nel “bene comune”, una delle grandi sfide del mondo economico.
Mi è sembrato naturale chiedere a Fra Massimo Villa, segretario della Provincia Lombardo Veneta “Fatebenefratelli”, di raccontarmi la storia della loro Opera, che ha il “fare bene” scritto persino nel suo nome. «Come tante opere carismatiche – mi racconta Fra Massimo – anche la nostra nasce dalla volontà di un uomo, San Giovanni di Dio, che nell’ospedale psichiatrico dove era ricoverato incontra la sua vocazione. Da quel momento il suo motto diventa “Fate bene fratelli, per voi stessi e per amore di Dio” e fino alla sua morte non cessa di adoperarsi senza sosta per i sofferenti e i malati. È grazie all’aver vissuto la condizione di malato che tocca con mano la necessità di dare vita ad un luogo dove la persona venisse curata grazie a terapie adeguate e nel contempo un’accoglienza ricca di umanità. Così anche noi oggi cerchiamo di dimostrare come la vocazione religiosa sia un tutt’uno con la vita lavorativa e proviamo a realizzare quel bene che nel 1600 ha trasformato san Giovanni di Dio da paziente di un ospedale psichiatrico a fondatore di una congregazione presente in tutto il mondo». Serve conoscere da vicino certe “opere” per rendersi conto di ciò che hanno saputo realizzare nei secoli e continuano a fare oggi. La Provincia Lombardo Veneta attualmente conta circa 3.000 collaboratori e gestisce 11 strutture, tra cui un ospedale a Nazareth dove operano assieme medici e personale provenienti da fedi diverse. Tra le strutture vi sono centri di riabilitazione, case di riposo, centri psichiatrici, tutti accreditati e operanti all’interno del sistema sanitario nazionale, e un centro di ricerca all’avanguardia sulle malattie senili. Di certo c’è tanto spazio per fare del bene, domando a Fra Massimo. «Credo che l’intera società viva un momento di grande cambiamento e in certe situazioni diventa fondamentale fare delle scelte giuste e orientate al bene futuro. La nostra la missione resta quella di sempre: vogliamo fare un’opera di “evangelizzazione” nella sanità, ma oggi i frati che coordinano le nostre strutture sono meno di un tempo e l’obiettivo è costruire un progetto nuovo accanto ai laici che sono già una presenza fondamentale all’interno dell’Opera. Assieme stiamo costruendo un nuovo modo di fare “impresa” che sappia coniugare il carisma della nostra Congregazione alle esigenze di un’azienda moderna. Mi rendo conto che a volte non è facile per loro comprendere la delicatezza di questo equilibrio, così come non lo è stato per noi accettare una giusta dimensione aziendale. Ma questa è la sfida, tanto più oggi: la quotidianità ha bisogno di una spiritualità che si incarna nella vita di ogni giorno, nel lavoro, che per noi si realizza dove una persona soffre e il bene sembra un’esperienza impossibile. La storia di San Giovanni di Dio ci dice che solo incontrando l’umanità delle persone è possibile umanizzare noi stessi e noi abbiamo la fortuna di poterlo fare perché spesso è proprio nel dolore che incontri la verità e puoi dare un senso diverso al tuo agire. Questo è il valore che dobbiamo tenere fermo pur in mezzo a tanti cambiamenti». Abbiamo fatto tardi ma le ore hanno un respiro diverso quando il tempo è scandito da progetti e desideri. Quando lo sguardo brilla perché vede un bene che diventa orizzonte. Quando persino il silenzio è pieno di significati. Grazie Fra Massimo e buon lavoro.
Massimo Folador
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