Il bene e il giusto la ricetta del Panino (Avvenire – 15 febbraio 2019)
Già Platone sosteneva che l’uomo dovesse essere “giusto e buono” per ben governare, ma ho dovuto “attendere” che alcuni amici imprenditori mi parlassero di Antonio Civita ed Elena Riva, marito e moglie soci di “Panino giusto”, per avere la conferma che è un sillogismo perfetto anche nel mondo produttivo. Quando gli imprenditori sanno fare impresa e in più mettono in gioco scelte e valori “giusti e buoni” il risultato finale è sempre coerente. «Proprio in questi giorni festeggiamo i 40 anni della nascita dell’azienda, avvenuta a Milano nel 1979» mi racconta Elena, presidente di “Panino giusto”.
L’obiettivo sin dai primi anni era creare un’alternativa alla pausa pranzo stile “americano”, grazie ad un panino che fosse il prodotto della grande tradizione enogastronomica italiana e ad un locale caldo e accogliente. Grazie anche a queste scelte l’azienda è cresciuta e oggi siamo arrivati ad un fatturato di 33 milioni, con 450 collaboratori e 32 locali in 5 Paesi nel mondo». Prima ancora che Elena mi parli dei nuovi progetti riesco a leggere nel suo sguardo i tratti distintivi che caratterizzano questo “gioiello” dell’imprenditoria italiana nella ristorazione: la capacità di guardare al nostro territorio e alla sua lunghissima tradizione ma nel contempo l’apertura alle sfide che la modernità e la globalizzazione ci pongono. «Con mio marito abbiamo acquisito la proprietà dell’azienda nel 2010 e da allora è stato un susseguirsi di scelte tese a migliorare e a diffondere la nostra attività perché crediamo che ogni azienda possa svilupparsi a patto che abbia una visione e dei valori propri, positivi e ben definibili. Abbiamo voluto renderli ancora più evidenti e concreti. Così è nata l’”Accademia del Panino Italiano” che lavora in modo istituzionale per diffondere questa tradizione nel mondo attraverso la creazione di un “Manifesto dei Valori”, un “Disciplinare di produzione” e una “Prassi di certificazione”, oltre all’organizzazione di numerosi eventi culturali. In seguito abbiamo dato vita alla “Fabbrica dei sogni”, un’Academy interna dedicata alla crescita delle nostre persone».
Mi rendo conto di quello che Elena mi racconta visitando l’azienda e in particolare proprio il laboratorio dove nascono e vengono “testati” i nuovi panini, dove ha sede l’attività formativa e vengono designati i “maestri del panino”, giovani che fanno dell’attaccamento al territorio e della creatività italiana il punto di forza del loro lavoro. C’è ancora un progetto di cui Elena mi vuole parlare, forse oggi il più innovativo, nel quale si è concretizzato il desiderio di essere un’azienda sociale capace di accogliere e integrare le diversità. «Il progetto “Cucinare per ricominciare” è nato nel 2016 grazie anche alla collaborazione con alcune realtà non profit con l’obiettivo di creare delle opportunità lavorative per giovani migranti che hanno trovato rifugio nel nostro paese.
Così durante il periodo di training abbiamo sviluppato percorsi tesi alla valorizzazione di ogni persona e al suo inserimento sociale e professionale». Nel 2019 l’azienda otterrà anche la certificazione B Corp che attesta la sua capacità di produrre un valore che è nel contempo economico, sociale ed ambientale ma, come sempre, sono i risultati tangibili che lo affermano prima ancora, così come lo sguardo delle persone che incontro. Il “bene e il giusto” producono in genere questo effetto.
Massimo Folador
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