Intervista a Giuseppe Boggio di Lasi SpA Società Benefit
Abbiamo parlato con il CEO di Lasi, impresa familiare attiva nell’Electronic Manufacturing Services, che ha scelto diventare Società Benefit
Giuseppe Lasi è l’imprenditore e CEO dell’azienda di famiglia Lasi Spa Società Benefit, che si occupa di tutte le fasi del processo di produzione elettronica: dalla progettazione e prototipazione alla produzione a volume di schede e sistemi elettronici. Coerentemente con i valori dell’impresa, gli azionisti di Lasi hanno deciso di avviare il cambiamento dello Statuto e sposare la causa del beneficio comune.
Il passaggio a Società Benefit da parte di Lasi l’avete definita la chiusura di un cerchio. Perché?
Abbiamo portato a compimento in un certo modo il lascito culturale dei nostri genitori, i fondatori dell’impresa, su tutto quello che riguarda la sostenibilità sociale e ambientale: è questo in fondo il senso di essere Società Benefit per noi. E’ una celebrazione dei valori ereditati e il proseguimento di un lavoro, che è diventato in qualche modo necessario. E’ un lavoro di sostanza, non di forma.
Agire per il futuro del Pianeta e della società non è solo una scelta, ma una precisa responsabilità di ognuno e in particolare del mondo produttivo. Può spiegarci meglio?
Oggi possiamo non solo consumare, ma restituire; possiamo lavorare con un modello diverso. L’ambiente e la società devono essere rispettati, così come rispettiamo le persone. Questa è una delle basi del nostro fare impresa. La risposta è in qualche modo implicita nell’etica del business, che impone il rispetto, delle persone e dell’ambiente.
Per attuare questo necessario cambiamento globale, anche il contributo di ogni singolo è importante. Il nostro report 2021 citava un proverbio cinese, molto chiaro, molto efficace: “Se vuoi cambiare il mondo devi iniziare dal tuo Paese, se vuoi cambiare il tuo Paese devi iniziare dal tuo villaggio, se vuoi cambiare il tuo villaggio devi iniziare dalla tua casa, se vuoi cambiare la tua casa devi iniziare da te stesso”. Devi partire dal singolo, dall’elemento base, per contribuire a cambiare il sistema.
Il tema dell’economia integrale è ancora poco conosciuto e per questo deve essere agito. E’ d’accordo?
Sicuramente. Abbiamo scritto nel nostro Statuto che uno dei nostri obiettivi è fare moral suasion nella filiera, cioè stimolare partner, clienti e fornitori ad adottare strategie di bene comune.
Può raccontarci i principali obiettivi che Lasi vuole raggiungere nell’ambito della sua strategia di bene comune?
Un punto fondamentale in agenda su cui vogliamo lavorare è quello che accennavo, relativo alla filiera. Su questo in passato non abbiamo mai agito, ma oggi abbiamo intenzione di farlo. Una di queste azioni è stato l’evento di comunicazione del passaggio a Società Benefit che abbiamo deciso di organizzare insieme ad Askesis.
Sicuramente, poi, vogliamo lavorare sul benessere dei dipendenti e dei collaboratori, materia che abbiamo affrontato anche in passato e nella quale vogliamo continuare ad impegnarci. Stiamo studiando e approfondendo per questo il tema delle organizzazioni positive.
Certamente il lavoro sulla filiera ha necessità di progettazione e di un approccio qualitativo (relazione e persuasione), la seconda materia potrà avere anche dei risvolti quantitativi.
Stiamo anche facendo dei progetti con le scuole: abbiamo dato vita ad un’Academy, della durata di un anno, in collaborazione con un Istituto di Istruzione e Formazione Tecnica Superiore.
La scelta di divenire Società Benefit per un’azienda è una scelta di campo, che viene suggellata da un cambio di Statuto, che coinvolge l’anima, l’impianto e la strategia di un’organizzazione. C’è il rischio che all’interno dell’impresa non tutti si riconoscano in questo paradigma? Se sì, come si può affrontare questo problema?
Per me non c’è da temere questo rischio all’interno del gruppo dei collaboratori. Occorre sicuramente spiegare perché si è scelto di fare questo passaggio, senz’altro vincente, per l’impresa e per i dipendenti. Questo è compito degli azionisti e degli amministratori. In fondo gli stakeholder, quando si parla di beneficio comune, sono vincenti per forza!
Tutto quello che abbiamo fatto è stato volontario e quindi coerente e responsabile.
Avete deciso di farvi accompagnare in questo percorso da Askesis. Ci può raccontare perché ci avete scelto e cosa Lasi si porta a casa da questa collaborazione?
La collaborazione è nata in prima battuta con Massimo Folador ed è proseguita poi con Askesis vista la consonanza di impegni e obiettivi. I fatti dicono più di mille parole: abbiamo conosciuto in Askesis i professionisti giusti per fare i passaggi che intendevamo fare.
È ancora una volta una questione di coerenza, tra i nostri obiettivi e i vostri valori da consulenti. Anzi, più che consulenti, siete stati dei nostri collaboratori interni, perché non ci avete imposto nulla, ma ci avete accompagnato nelle scelte. Questo risvolto positivo si aggiunge a quello delle vostre competenze, perché sicuramente Folador è uno dei massimi esperti in questo ambito in Italia.
C’è un modello al quale si ispira nella sua attività di imprenditore e lei stesso vorrebbe essere riferimento per chi?
Potrei dire, senza voler essere presuntuoso, che Olivetti, come pure Ferrero, sono dei modelli per me. E certamente i miei genitori, che hanno fondato l’azienda.
Io non voglio essere il riferimento di nessuno, se non dei miei figli. Come imprenditore faccio quello che mi viene naturale fare, quello in cui credo.