“Stelle sulla terra”

3. Stelle Sulla Terra

 

Il percorso formativo del Gruppo Christian Louboutin Italia diventa teatro.

“Uomini? Quanti ne vogliamo! Ma che importanza ha il trovarsi al centro del crocevia se non si ha affatto il desiderio di camminare? Dell’uomo io non chiedo qual è il valore delle sue leggi bensì qual è il suo potere creativo?”

Così si legge nei Taccuini di Antoine de Saint Exupéry e già da queste parole possiamo comprendere quanto sia forte il suo pensiero, quanto vada al di là del libro che lo ha reso famoso: Il Piccolo Principe. L’opera e la vita dell’autore sono un’autentica avventura: Tonio, come lo chiamava la moglie Consuelo, viveva nei cieli, per spedizioni aeropostali o missioni di guerra, per passione e follia.

Il desiderio, la passione per il mistero e l’ignoto contraddistinguono le giornate e i testi del pilota, che ritrova soltanto nella profondità creativa dei bambini, nel potere trasformante e catartico dell’arte e nel bisogno di relazione la cifra del compimento dell’uomo.

Da qui l’idea di Askesis di “trascinare” un’azienda intera nella produzione di uno spettacolo a lui ispirato, alle sue creazioni, ai suoi sogni, ai suoi personaggi. La Christian Louboutin Services Techniques è stata così coinvolta in Stelle sulla Terra, uno spettacolo originale di cui ho curato regia e drammaturgia e che è stato rappresentato per la prima volta al Teatro Galleria di Legnano. Sono andati in scena oltre 100 collaboratori della Christian Louboutin Services Techniques, guidati da attori, musicisti e danzatori professionisti.

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La rappresentazione è il risultato di un percorso formativo cominciato due anni fa e che prevede la riflessione su valori e identità aziendali, lo sviluppo di una cultura condivisa e un team-working di forma artistica (lo scorso anno è stata la volta del cinema, quest’anno del teatro) con tutte le parti dell’azienda, dalla fabbrica, ai servizi, dalla prima linea ai neo assunti. Esempio straordinario della creazione di un’opera comune ispirata al brand e portatrice del coinvolgimento personale di ciascuno.

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Dice l’autore mentre si trova disperso nel deserto dopo un incidente aereo: “Tra quelle stelle vive, quante finestre chiuse, quante stelle spente, quanti uomini addormentati…. Bisogna cercare di comunicare con qualcuno di questi fuochi che risplendono di tanto in tanto nella campagna. Bisogna tentare di raggiungersi.”

Ed è proprio per raggiungersi, scoprirsi e trovarsi che l’iniziativa comincia con un approfondito lavoro svolto da Askesis con la prima linea: una formazione laboratoriale all’insegna della riflessione e del dialogo sull’interpretazione da parte della squadra di Missione, Visione e Valori dell’azienda. I manager sono stati chiamati ad un profondo lavoro creativo che ha dato origine a spunti, testi, materiali che fanno da lancio all’attività teatrale.

La provocazione a loro viene direttamente dalle parole di Saint Exupéry che affronta criticamente più volte il tema della guida, lui che si trova dipendente della società Aeropostale Francese, ma anche sottoposto ai capitani in guerra e sempre desideroso di trovare la sua voce tra le tante confuse o oppressive:

“Grave controsenso sul capo: colui che esige… quello di cui si ha bisogno… No! Il capo è prima di tutto colui che ha bisogno degli altri. Se non ci sono capi, non c’è più bisogno di voi, anarchici!

Avete completamente dimenticato che le istituzioni valgono quanto valgono gli uomini – la società quanto valgono i mille procedimenti particolari che le danno un senso – e la volontà di una nazione quanto le volontà individuali.

Guardate una pietra: ogni molecola tende appena verso il basso – ma secondo le sue capacità. E la pietra posa. E ogni volta che non è più trattenuta, segue subito la propria direzione. Cercare un capo è per noi cercare noi stessi. Un capo è colui che ha infinitamente bisogno degli altri.

E noi vogliamo che si abbia bisogno di noi. Nessuno qui ha bisogno di noi. Facciamo anticamera per offrire i nostri servizi. Un capo è colui che ci attrae invece di comprare come una concessione di favori l’accettazione del nostro aiuto.

La gioia degli uomini si vede quando si esige molto da loro. La grandezza nasce innanzitutto – e sempre – da uno scopo posto fori di sé: non appena si chiude in sé stesso l’uomo diventa povero.”

I collaboratori sono stati suddivisi in gruppi e ognuno ha potuto lavorare per due giornate con gli artisti Vito Cassano coreografo, Silvia Bani drum dancer, Emiliano Cava batterista, Katy Desareo cantante, Matteo Bonanni attore, per preparare alcune performance parti integranti dello spettacolo.

Alcuni si sono occupati invece delle riprese del backstage, che è stato proiettato al termine della rappresentazione.

L’idea registica è quella di passare attraverso atmosfere, suoni, musiche oniriche e immaginifiche sostenute dalle parole dense e misteriose dell’aviatore e del Piccolo Principe (Matteo Bonanni e Giovanni Spadaro) che si incontrano del deserto e giocano con i loro ricordi d’infanzia:

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“Di fronte a questo deserto mi ricordo dei giochi della mia infanzia, del parco buio e dorato che avevamo popolato di dei, del regno senza limiti che avevamo dentro un chilometro quadrato mai interamente conosciuto. Formavamo una civiltà dove i passi avevano un sapore, dove le cose avevano un senso che non erano permessi in nessun altro luogo.

Quando siamo diventati uomini invece, abbiamo iniziato a vivere secondo altre leggi. Cosa rimane di quel parco pieno di ombra, magico, gelato, bruciante?

Quando ci torno oggi guardo dall’esterno il piccolo muro di pietre grigie, e mi stupisco di trovare chiusa in una così stretta cinta, una provincia che si era trasformata in un infinito. Ma non vi è più ribellione. Non vi è più mistero. È nel gioco che bisognerebbe fare ritorno perché non ci ingannavamo, quando inseguivamo quelle scoperte.”

Tutto comincia come un gioco, un volo sospeso che si muove tra apparizioni di mondi, simboli e allegorie che insegnano più ai grandi che ai bambini: ciò che impareremo è il valore dell’avere un legame, del tempo e della cura necessari a coltivarlo, della libertà e della passione per il significato della vita.

Il lavoro è stato entusiasmante, sorprendente e faticoso perché più di cento persone con posizioni e ruoli aziendali diversi si sono messe in gioco, si sono aperte fiduciose per scoprire nuove cose e hanno fatto ciò che in realtà fanno ogni giorno: creare bellezza!

Del resto, una scarpa Louboutin è un’opera d’arte, è uno spettacolo, così come lo sono i suoi creatori, perché come dice il Principe “quel che fa bello qualcosa è quel che non si vede!”

Ringraziamo tutti i partecipanti, i danzatori, cantanti, attori, musicisti; le aziende ospiti della serata, le istituzioni della politica e della cultura intervenute, i consorzi i club e le associazioni presenti.

Un ringraziamento particolare alle madri dell’Istituto Barbara Melzi di Legnano che ci hanno ospitato nel loro teatro per tutto il mese di prove e ancora un doveroso grazie ad Ombretta Rausa, Francesca Benetti, Tommaso Bagnoli che come dipartimento HR hanno curato la complessa organizzazione dell’attività e hanno sostenuto la motivazione di tutti.

 

Adriana Bagnoli

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